Sentiero etnografico del Rio Caino

Baracca di comando e fontana

Il sentiero etnografico del Rio Caino è uno dei luoghi più suggestivi di tutta la Valle del Chiese: percorrerlo significa conoscere la storia della gente che qui ha abitato da secoli e scoprire il genio e la fatica di antiche arti e di estinti mestieri.

Il punto di partenza del sentiero etnografico è situato lungo la statale del Caffaro all'altezza del paese di Cimego, ben segnalato e sulla destra per chi proviene da Storo. Il sentiero è adatto a famiglie con bambini al seguito, da tenere per mano in qualche punto: il tempo di percorrenza varia dalla durata delle soste che si effettueranno lungo i vari punti espositivi lungo il percorso (2.30 minuti – 3 ore). L'escursione può essere effettuata durante tutto il corso dell'anno e si può usufruire di visite guidate prenotando al “Consorzio Iniziative e Sviluppo” (tel. 0465-670127).

Dopo aver sorpassato il fiume Chiese grazie ad un emozionante ponte sospeso in “stile tibetano”, si avrà subito modo di apprezzare vecchi edifici, resi vivi dal lavoro dell'uomo che qui sfruttava il corso dell'acqua del Rio Caino per far funzionare le fucine del fabbro o le fornaci per la produzione della calce: la vista degli utensili per la lavorazione del legno e soprattutto la visita del vecchio mulino meritano un'attenzione particolare. Lungo il percorso sono presenti numerosi pannelli che indicano i nomi della varie piante presenti nel bosco; non solo faggi, abeti o larici ma anche erbe e pozioni misteriose con cui la “strega” Brigida, nel tardo medioevo, fabbricava veleni che toglievano di mezzo mariti ingombranti e amanti in competizione. Sbocchi panoramici, nei pressi della “casa della strega Brigida”, abbracciano il vicino Lago d'Idro e le montagne del bresciano. Se i veleni della strega Brigida portano a spaziare tra storia e leggenda in secoli perduti nel tempo, l'incontro con le trincee e i camminamenti della Prima Guerra mondiale (parte superiore del percorso, dislivello complessivo circa 400 metri) riportano ad eventi più vicini e drammaticamente concreti.

Allo scoppio della Grande Guerra il Comando militare austriaco, in considerazione della maggiore affidabilità offerta dallo sbarramento di Lardaro, decise di arretrare le proprie truppe dal confine politico di Ponte Caffaro. I manufatti militari che si incontrano sul sentiero etnografico del Rio Caino furono quindi apprestati dai soldati italiani che fin dai primi giorni di guerra occuparono progressivamente i paesi di Lodrone, Bondone, Darzo, Storo, Condino, Brione, Cimego e Castel Condino senza incontrare particolare resistenza.

È possibile entrare in una Baracca di comando (ricostruita) all'interno della quale vi sono alcuni oggetti rinvenuti sul campo (filo spinato, gavette, bossoli). A fianco della Baracca di comando vi è una fontana in cemento costruita dal Secondo Reggimento Zappatori per il 124° Reggimento di Fanteria Chieti. Dopo la Baracca di Comando partono una serie di camminamenti coperti e in cemento armato, con feritoie d'osservazione e per il tiro dei fucilieri. I camminamenti sono stati ripuliti e resi percorribili; solo gli ultimi due sono parzialmente interrotti per crolli di alcune loro parti. Alla fine dei camminamenti si trova un pezzo d'artiglieria (cannone da 75 mm) e vicino un pannello con foto d'epoca (1915) che disegna le linee dei due eserciti lungo la valle.

In pochi minuti dalla trincee si giunge a Malga Caino, punto sommitale e “giro di boa” del “Sentiero etnografico”. In discesa si incontra un altro pezzo d'artiglieria e si cammina fino a ritrovare il vecchio mulino e le “fucine del fabbro”.


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