Monte Zugna: le prime linee e il trincerone

Dalla prima linea austroungarica versa quella italiana

Lo Zugna è montagna carica di storia, che offre molteplici possibilità di visita a siti e manufatti risalenti alla Prima guerra mondiale. Lo si può raggiungere anche attraverso il “Sentiero della Pace”, partendo dalla zona “monumentale” di Rovereto, con l'Ossario, la campana di “Maria Dolens” e la “Strada degli artiglieri”. Nella sezione “Itinerari” è stata proposta la traversata “Zugna – Passo Buole”, luogo, quest'ultimo, che vide aspri combattimenti e che si guadagnò l'appellativo di “Termopili d'Italia”, grazie alla strenua resistenza dei fanti della Brigata Taro.

Ora il fronte dello Zugna, grazie ad un recente lavoro promosso dalla Fondazione Parco Botanico del Cengio Alto, su progetto degli arch. Andreolli e Campolongo in collaborazione con il Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto ed il Museo Civico di Rovereto, oltre alla collaborazione delle Autorità Forestali di Rovereto e del gruppo grotte “E.Roner” (Cai-Sat Rovereto) ed altri, offre un nuovo percorso, riccamente provvisto di pannelli e tabelle esplicative, che scorre attraverso le prime linee dei due eserciti e soprattutto lungo il “Trincerone” italiano, anch'esso simbolo, al pari di passo Buole, della resistenza italiana contro l'urto delle offensive austriache.

Il percorso di visita forma un anello di km. 1,500, con un dislivello di 90 metri e lo si incontra sulla strada che da Albaredo porta al Rifugio Coni Zugna (vedi scheda “Itinerari”).

Il Monte Zugna ebbe una rilevante importanza strategica nella conduzione della guerra italiana: con il suo possesso l'esercito italiano riuscì a respingere i tentativi austriaci di sfondamento, sia sulla dorsale della Vallarsa che sulla Valle dell'Adige. Ma lo Zugna fu montagna che si caricò ben presto di simboli: dal “Trincerone”, gli italiani, oltre ad avere una splendida vista sulle catene montuose del Brenta e dell'Adamello, potevano scorgere la città di Trento, uno degli obbiettivi e dei “motivi” della guerra italiana; per contro, dalla loro prima linea gli austro-ungarici vedevano un angolo del Lago di Garda e la pianura veneto-padana, rampa di lancio dell'agognato sfondamento che avrebbe risolto definitivamente la contesa.

Il “Trincerone” italiano fu l'estremo baluardo di difesa contro la “Spedizione Punitiva” austriaca, scatenata il 15 maggio 1916. Le truppe imperiali, costrette ad arrestare la loro impetuosa avanzata, predisposero una prima linea di difesa (“Kopfstellung”), costituita da trincee e camminamenti, avamposti e postazioni per mitragliatrici e lanciabombe. Attestatisi su questa prima linea di difesa gli austriaci potevano ricevere il supporto delle artiglierie posizionate sul Monte Biaena, sul Monte Spil (Pasubio) e sul Monte Finonchio.

Il progetto di recupero ha interessato un'area di circa 3,5 ettari, centrata sulle prime linee austro-ungarica ed italiana e delimitata a nord e sud dalle immediate retrovie dei due opposti schieramenti.
Obiettivo del progetto è stato quello di leggere nuovamente il paesaggio fortificato che l’organizzazione del fronte di guerra ha costruito in questo luogo. Prima dell’intervento questo paesaggio giaceva, dimenticato e irriconoscibile, sotto la fitta coltre del bosco piantato nell’ultimo dopoguerra.

La prima operazione ha riguardato il ristabilire il tema delle relazioni visive; si è operato un deciso taglio del bosco con una precisa gerarchia: massimo tra le due opposte prime linee, che tornano nuovamente a guardarsi; un diradamento sulle retrovie, in corrispondenza dei manufatti. Questa operazione, apparentemente semplice, riporta alla luce il tema cruciale delle distanze, altrimenti negato dalla vegetazione: le opposte trincee distano circa 150 metri una dall’altra ma gli avamposti solo 40 metri; questa vicinanza si riscontra solo in pochi altri settori del fronte italo-austriaco.

I manufatti militari sono stati ripuliti dalla vegetazione e dai detriti mentre sul “Trincerone”, al di sopra dei brani di muratura esistente, è stata riproposta, per un tratto limitato, la parte mancante con un calcestruzzo nuovo, con una superficie differente dall’esistente, per non creare confusione tra le due parti che rimangono sempre perfettamente distinguibili.

L’altro luogo simbolo di quesa area è la trincea di prima linea austro-ungarica del “Baracchino”; qui esisteva un manufatto costruito in legno misto ad acciaio, del quale ora non rimane più nulla. Nella sua sede, si è realizzato uno spazio didattico-informativo pensato nella forma, dimensioni e proporzioni della trincea originale. Il percorso di visita inizia in prossimità di una strada forestale che si dirige verso la “Foraora”, poco meno di tre km prima del Rifugio dove termina la strada asfaltata: qui si incontra il primo cartello. Si parte con un camminamento che raggiunge la prima linea austriaca, passando per crateri scavati da granate di vario calibro. Sulla prima linea austriaca e nelle sue immediate vicinanze, tabelle esplicative indicano e spiegano il sistema di postazioni e delle gallerie austro-ungariche dove alloggiava il comando di compagnia e dove si trovavano vari ricoveri; è possibile visitare la postazione per un potente riflettore e gli avamposti, chiamati dagli italiani “Sassi Bianchi”.

Si compiono pochi metri nella “Terra di nessuno” e si raggiungono le postazioni italiane, precisamente l'avamposto di sinistra del “Trincerone” (per gli austriaci Erster Felsen: prima falesia). Anche qui si trova un sistema di gallerie, sede del comando di compagnia e strada d'accesso agli avamposti. Una breve salita conduce alla “Galleria D”. Seguendo per alcune decine di metri la strada asfaltata, oltre il “Trincerone”, si giunge allo “Sbarramento Intermedio”: lo si percorre girando a sinistra e si giunge sul crinale della Vallarsa (bellissima vista sul Pasubio e verso gli Altipiani). Da lì, seguendo un altro camminamento, si ritorna al “Trincerone”. Da quel punto, l’assenza di vegetazione permette di vedere Trento, uno degli obiettivi della guerra italiana.

Si percorre il “Trincerone” e la strada fino all’Avamposto italiano di destra. Si attraversa di nuovo la “terra di nessuno” e si raggiungono gli avamposti austro-ungarici del “Baracchino”. Lungo il crinale si notano ingressi di gallerie e caverne; percorrendo un camminamento, si torna alla prima linea austro-ungarica da dove, usciti sulla strada e costeggiando una postazione di mitragliatrice, si raggiunge, percorrendo un camminamento, il punto di partenza dell’itinerario.


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