Progetto Archeologia della Grande Guerra

Archeologia della Grande Guerra

Negli ultimi decenni nell’ambito della disciplina archeologica si sono aperti nuovi filoni di ricerca, tra i quali uno dei più importanti e in via di sviluppo è quello dell'archeologia che possiamo definire “dei conflitti armati”, chiamata anche archeologia della guerra o archeologia dei campi di battaglia.
Questo nuovo ramo di indagine comprende anche il periodo relativo alla Prima guerra mondiale, conflitto che ha avuto un fortissimo impatto sul territorio e che ha lasciato tracce indelebili sul paesaggio.
In paesi come il Belgio e la Francia da diversi anni vengono organizzate vere e proprie campagne archeologiche nelle zone che furono scenario di battaglie che causarono distruzioni e centinaia di migliaia di morti.

L'archeologia è una disciplina indiziaria che ha come compito la ricostruzione di contesti sepolti attraverso lo scavo stratigrafico e la sua corretta documentazione. Il metodo stratigrafico procede a ritroso nel tempo indagando dapprima gli strati di terreno che contengono i materiali più recenti fino ad arrivare ai depositi più antichi, rimuovendoli solo dopo averli opportunamente documentati per evitare la perdita di informazioni utili a ricostruire le vicende del popolamento umano del passato e le sue interazioni con l'ambiente.

In Italia, lo stimolo ad adottare un approccio archeologico nello studio delle tracce materiali lasciate dalla Grande Guerra è venuto dal prof. Armando De Guio dell'Università di Padova, che ha condotto le sue prime ricerche sugli Altipiani, in particolare nel territorio di Luserna (TN), trovando la collaborazione dell'allora Soprintendenza per i beni archeologici della Provincia autonoma di Trento.
Queste prime esperienze hanno portato ad una maggiore consapevolezza del ruolo che il metodo archeologico può rivestire nel recupero dei resti della Prima guerra mondiale, soprattutto a fronte di una raccolta indiscriminata condotta per anni sul territorio e del rischio di distruzione di siti esposti a condizioni climatiche anche estreme e ai danni del tempo.

Con queste premesse, la Soprintendenza ha avviato negli ultimi anni diversi interventi di recupero attivando di volta in volta proficue collaborazioni con istituzioni culturali del territorio – come i Musei dedicati alla Grande Guerra che spesso oltre ad essere luoghi di raccolta sono anche i principali interessati alla manutenzione dei siti d’interesse – e con ricercatori di diverse discipline che contribuiscono alla conoscenza dei materiali e dei contesti nei quali vengono recuperati. È il caso dei glaciologi che intervengono nello studio dei siti d’alta quota o degli anatomo-patologi e degli antropologi che provano a ricostruire l’identità e le ultime vicende dei caduti della Prima guerra mondiale che ancora oggi riemergono dal terreno o dal ghiaccio.

L’avvicinarsi del Centenario della Prima guerra mondiale ha dato impulso ad una serie di interventi alcuni dei quali pluriennali e ancora in corso. I dati emersi nel corso delle ricerche sono tuttora allo studio dall’attuale Soprintendenza per i Beni Architettonici e Archeologici.

2006
- Costa d'Agra (Folgaria): recupero e riconoscimento di caduto italiano disperso durante la Strafexpedition del maggio 1916
2007
- Piz Giumella m 3595 slm (Gruppo Ortles - Cevedale): scavo stratigrafico e rilievo topografico di strutture militari austro-ungariche
- Ghiacciaio della Lobbia (Adamello): recupero di soldato austro-ungarico caduto nel corso dei combattimenti dell'aprile 1916
2008
- Punta Cadini m 3540 slm (Gruppo Ortles - Cevedale): scavo stratigrafico e rilievo topografico di strutture militari austro-ungariche
2009
- Punta Linke m 3632 slm (Gruppo Ortles - Cevedale): scavo stratigrafico e rilievo topografico di strutture militari austro-ungariche riferibili ad una stazione teleferica in collegamento con Cogolo di Pejo
- Vedretta di Valpiana m 3440 slm (Gruppo Ortles - Cevedale): recupero di due caduti soldati austro-ungarici caduti nel corso della battaglia per la presa di Punta S. Matteo nel settembre 1918
2010
- Punta Linke m 3632 slm (Gruppo Ortles - Cevedale): inizio del progetto di recupero della stazione teleferica
- Selletta Damaggio e Dente Austriaco 2200 m slm (Monte Pasubio): recupero dei resti di alcuni soldati caduti nel corso dei combattimenti del luglio e dell’ottobre 1916
2011
- Punta Linke m 3632 slm (Gruppo Ortles - Cevedale): prosecuzione del progetto di recupero della stazione teleferica
- Costone del Menderle 1700 m slm (Monte Pasubio): scavo stratigrafico di opere campali austro-ungariche e recupero dei resti di soldati italiani caduti nel corso dei combattimenti del luglio 1916
2012
- Punta Linke m 3632 slm (Gruppo Ortles - Cevedale): prosecuzione del progetto di recupero della stazione teleferica
2013 (in corso)
- Punta Linke m 3632 slm (Gruppo Ortles - Cevedale): conclusione del progetto di recupero della stazione teleferica e allestimento di un percorso di visita in quota

Guarda i video relativi agli interventi effettuati nell'ambito del Progetto e scopri tutti i dettagli:
 
Sui recuperi in alta quota vedi anche:

Per informazioni

dott. Franco Nicolis
Direttore Ufficio Beni archeologici
Provincia autonoma di Trento
Via Aosta, 1
I - 38122 Trento
Tel. +39 0461 492161
Fax +39 0461 492160
Mobile +39 335 8230915
Email franco.nicolis@provincia.tn.it
Email uff.beniarcheologici@provincia.tn.it

prof. Armando De Guio
Università degli Studi di Padova
Dipartimento dei Beni culturali
Piazza Capitaniato 7
35139 Padova
Tel. +39 049 8274579
Mobile +39 348 3151046
Email armando.deguio@unipd.it
Email deguio@interplanet.it