Cima Marzola

Cima Marzola_nell’avvallamento la Sella della Marzola_MGR

Cima Marzola ci fa comprendere il complesso piano difensivo di Trento. La città era strategicamente importantissima e venne fortificata su tutti i lati. Alla Marzola spettava il compito di bloccare eventuali avanzate dalla Valsugana attraverso l'aiuto dei forti della Valsorda, Brusaferro e Doss Fornas. La sua mole proteggeva inoltre la città da possibili cannoneggiamenti delle postazioni italiane di Campomolon, a sud degli Altipiani di Folgaria e Lavarone. A nord della Batteria Maranza, a quota 1220 m, sorgeva il Blockhaus Maranza con un distaccamento permanente di soldati.

La montagna venne profondamente fortificata e trasformata – soprattutto tra il settembre 1914 e il maggio 1915 – attraverso la creazione dell'ampia linea di difesa Chegul-Marzola-Maranza: 19 km di trincee, 300 gallerie, 100 mila metri quadrati di reticolato, postazioni di artiglieria e migliaia di soldati.
La Marzola non venne di fatto mai attaccata e nonostante l'attività della natura e dei recuperanti restano ancora molti segni di quegli anni.

Prima di intraprendere un’escursione invitiamo a verificare sempre le condizioni del tracciato da percorrere presso le Aziende di Promozione Turistica e sul sito della SAT Società Alpinisti Tridentini.

ITINERARIO
L'escursione inizia al rifugio Maranza (www.rifugiomaranza.com, tel. 328 4811438 ), comodamente raggiungibile in automobile dall’abitato di Povo, superando il passo del Cimirlo e proseguendo a destra.
Il sentiero 246, che comincia proprio qui, sale inizialmente ripido in mezzo al bosco e poi diventa più piacevole e rilassante. In circa mezz'ora si tocca Malga Nova, dove esiste un bivacco sempre aperto. Il percorso prosegue verso Chegul, tra boschi e aperture panoramiche sulla città di Trento, il Bondone e la Paganella. La località Stoi segna l'inizio del Chegul; gli “stoi” sono gallerie scavate nella roccia che ospitavano magazzini e depositi per le truppe a difesa della Fortezza di Trento. Durante la Seconda guerra mondiale vennero usati anche da alcuni partigiani di Povo, che qui si nascosero dopo l’8 settembre del 1943.
Proseguendo per il segnavia 411, in direzione Doss dei Corvi e Cima Marzola, si arriva in vetta in circa un'ora e venti minuti di cammino. Nonostante la quota modesta si può godere un notevole panorama sulla Valsugana e sulla Vallagarina. Dalla Marzola Nord si scende in 5 minuti alla Sella (1692 m) da dove si può salire in breve alla Marzola Sud (1736 m) col sentiero 412 oppure optare per il rientro verso il rifugio Maranza seguendo il segnavia 411. Lungo questo tratto di sentiero si incontrano numerose caverne e postazioni ben conservate. In 25 minuti si giunge al Cippo Livio Sartori dove si trovano le indicazioni per il bivacco Bailoni. La discesa verso il rifugio Maranza si svolge in mezzo al bosco tra frequenti tornanti e conduce – poco prima dell'arrivo – a vaste piazzole un tempo sede di baracche e ai ruderi del “Primo Forte”.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
- Quaderni del Circolo culturale Villazzano, n. 10, L’uomo in Marzola: dalla guerra alla ricostruzione forestale, Circolo Culturale Villazzano, 1996.
- Quaderni del Circolo culturale Villazzano, n. 11, Le storie della Marzola: una montagna ricca di vita e di valori, Circolo Culturale Villazzano, 1997.
- Gian Maria Tabarelli, I Forti Austriaci nel Trentino, Temi, Trento, 1988.
- Volker Jeschkeit, Il Calisio e la Grande guerra: la Fortezza di Trento, Curcu Genovese, Trento, 2008.


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