Forte Barbadifior e Pian della Vegaia

Forte Barbadifior

L’itinerario, semplice e privo di particolari difficoltà, permette di comprendere come era strutturata la difesa e l’organizzazione militare di questo settore.
Al primo tornante della strada che da Pejo Fonti porta a Pejo Paese si imbocca la stradina a sinistra per il lago Pian Palù e, in circa 1 km, si raggiunge il parcheggio di Malga Frattasecca (1520 m).

Prima di intraprendere un’escursione invitiamo a verificare sempre le condizioni del tracciato da percorrere presso le Aziende di Promozione Turistica e sul sito della SAT Società Alpinisti Tridentini.

ITINERARIO
Proseguendo a piedi, dopo circa 100 metri sulla sinistra si imbocca la stradina che sale al Forte Barbadifior (1610 m) che si raggiunge in circa 30 minuti. Forte Barbadifior venne realizzato tra il 1906 ed il 1908: era un blockhaus, ovvero una caserma difensiva realizzata in calcestruzzo, rinforzata da scudi corazzati. Il forte era armato con 2 cannoni e 4 mitragliatrici, era stato realizzato per fermare un eventuale sfondamento italiano dal Passo del Montozzo - Passo della Sforzellina o Colle degli Orsi. Sul versante opposto della valle avrebbe dovuto sorgere il Forte Montozzo, che non venne realizzato. Nel 1914 il forte venne potenziato con uno sbarramento composto da trincee, gallerie e postazioni di artiglieria, di cui restano tracce nei dintorni. Durante il conflitto, data la posizione arretrata rispetto al fronte, non svolse alcun ruolo di rilievo. Come gli altri forti dello sbarramento, venne demolito dopo il 1930 per recuperare il materiale ferroso e oggi si presenta come un rudere.
Dal forte si prosegue in direzione ovest fino a giungere a un ponte che consente di superare il torrente Noce e passare dalla parte opposta della valle. Il sentiero torna a salire in direzione Pian della Vegaia (1950 m). Qui era prevista la realizzazione del Forte Montozzo: i lavori iniziarono nell’autunno del 1913 ma furono sospesi nell’agosto 1914. Al posto del forte vennero scavate trincee e gallerie in roccia per armi e munizioni. Pian della Vegaia, oltre ad ospitare i comandi militari, divenne il principale supporto logistico di questo settore: vennero realizzate baracche per i soldati, magazzini per i viveri, falegnamerie, forni per il pane, macellerie, infermerie e una cappella. Si creò così un piccolo paese interamente in legno, che giunse a ospitare fino a 600 militari. Cavi telefonici garantivano i collegamenti con tutti i capisaldi della prima linea e i forti del Tonale. Uno sperone di roccia proteggeva i soldati dai tiri delle artiglierie italiane che dal monte Ercavallo dominavano tutta la valle. Il rientro avviene lungo la strada militare realizzata fra il 1910-11, in previsione della realizzazione di Forte Montozzo, e poi ampliata e sistemata nel 1914, attraverso l’impiego di prigionieri serbi e russi. La strada, lunga sei chilometri, doveva garantire il transito di ogni mezzo e armamento e venne quindi realizzata con grande cura: pendenza costante, larghezza di quasi 3 metri, fondo selciato, canalina di intercettazione delle acque, tornanti ampi e pianeggianti. Lungo la strada sono visibili i resti di una serie di appostamenti in roccia.
Da qui passarono armi e viveri per i soldati in prima linea. I trasporti avvenivano di notte ed erano effettuati dai militari; talvolta però vennero impiegate le donne del paese che dovevano presentarsi con le “giunture”, vale a dire una coppia di buoi o di vacche per il traino del carro. Una volta rientrati al parcheggio, ci si può spostare con la macchina a Pejo Paese e completare la giornata visitando il Museo “Pejo 1914-1918". La guerra sulla porta” e il vicino Cimitero militare di San Rocco, nel quale sono sepolti i corpi dei soldati rinvenuti sul Piz Giumela alcuni anni fa.


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