Via ferrata delle trincee, gruppo del Padon

Via ferrata delle trincee_veduta su Arabba_MGR

Itinerario emozionante e spettacolare ma allo stesso tempo impegnativo sia per la resistenza richiesta sia per la presenza di percorsi attrezzati esposti. La via ferrata delle trincee nel gruppo del Padon richiede un impegno costante ma lascia sicuramente un ricordo indelebile. Va quindi affrontata con adeguata preparazione e competenze tecniche portando con sé kit da ferrata e torcia per i passaggi in galleria.
Le notizie sulle operazioni in queste zone non sono molte perché l'attenzione si è nel tempo concentrata sulla dirimpettaia Marmolada. In realtà l'importanza strategica del gruppo del Padon era notevole perché avrebbe dovuto sbarrare la strada a eventuali avanzate in caso di caduta della Marmolada. Sulla cresta della Mesola erano posizionati gli austriaci mentre sulla Mesolina le truppe italiane. Su quest'ultimo settore si trovano le maggiori testimonianze con fortificazioni, caverne scavate nella roccia e molteplici diramazioni che conducono a postazioni per mitragliatrici e osservatori sulla Marmolada.
Gli italiani, dopo inutili tentativi di sfondamento sulle creste, cercarono di penetrare le linee nemiche attaccando dalle praterie sottostanti. Non si conseguirono però particolari risultati mentre invece numerosi furono i morti tanto da far ribattezzare quota 2340 “la collinetta della morte”.

Prima di intraprendere un’escursione invitiamo a verificare sempre le condizioni del tracciato da percorrere presso le Aziende di Promozione Turistica e sul sito della SAT Società Alpinisti Tridentini.

ITINERARIO
La partenza di questo itinerario è da passo di Fedaia, raggiungibile da Canazei e dalla Val di Fassa. È possibile parcheggiare i mezzi nei pressi della diga. Sulla sinistra della strada si notano i segnavia 698 per Porta Vescovo che si raggiunge in un'ora di cammino su terreno ripido. L'alternativa è arrivare a Porta Vescovo con la funivia dal paese di Arabba.
Superato Porta Vescovo si seguono i segni bianchi e rossi di un sentiero che sale a sinistra tralasciando quello segnato con colore giallo-rosso. Si incontra un grosso masso che porta la segnalazione per la via ferrata che dirige verso la parete verticale dove parte il percorso attrezzato.
I primi 30 m sono i più esposti e impegnativi, è quindi necessario porre la giusta attenzione e cautela sapendo che anche il resto del percorso richiederà un impegno costante. La via prosegue per placche esposte e in cresta, supera un ponticello sospeso attrezzato e la cima Mesola per poi discendere ripidamente e con passaggi a volte difficoltosi fino a un'ampia insenatura che si raggiunge dopo un'ora e mezza dall'attacco della ferrata. Per chi non riesce a procedere qui è possibile uscire dal percorso calando per prati sulla destra e prendendo la via in quota che unisce Porta Vescovo al Rifugio Padon.
La seconda parte è quella che offre maggiori segni e testimonianze della Grande Guerra. Sono necessarie ancora due ore di cammino impegnativo ma molto suggestivo.
Seguendo l'indicazione per il bivacco Bontadini e le gallerie-tunnel, si trovano in breve le prime postazioni e caverne-ricovero; la discesa che conduce all'altro versante della montagna offre una splendida vista sulle Dolomiti bellunesi, le Tofane, il Pelmo e l'Antelao.
Un bel taglio sul pendio erboso porta a un ex villaggio militare ricco di costruzioni e osservatori sulla Marmolada. Superato un tunnel di circa 30 m si trova il segnavia 636 con l'indicazione per le Gallerie e il bivacco Bontadini.
Dopo altri 20-30 minuti impegnativi si raggiunge la galleria principale, lunga circa 300 m (indispensabile la torcia) con numerose diramazioni, feritoie aperte sulla Marmolada e scale in pietra.
Sbucati al bivacco Bontadini – numerosi i manufatti militari– ci si può concedere una sosta. Da qui volendo è possibile salire in 10 min alla cima della Mesolina oppure scendere al rifugio Padon che si riconosce per l'arrivo degli impianti funiviari che salgono da Arabba e Rocca Pietore e che ospita anche un obice della Seconda guerra mondiale.
Da qui, lungo un bell'itinerario in quota segnato da bolli giallo-rosso si ritorna in un'ora a Porta Vescovo. Si può accorciare il rientro prendendo a sinistra prima di Porta Vescovo un sentiero che cala rapidamente verso il lago di Fedaia.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
H. von Lichem, La Guerra in montagna 1915-1918: Il Fronte Dolomitico, Athesia, Bolzano 1993


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