Punta Linke

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Punta Linke (3632 m) fu un centro nevralgico nel settore Ortles-Cevedale. Era dotato di un doppio impianto teleferico, collegato da una parte al fondovalle di Peio e dall'altra al Coston delle barache brusade verso il Palon della Mare nel cuore del ghiacciaio dei Forni. Il vicino rifugio Vioz era allora sede del comando di settore.

A Punta Linke il ghiaccio ha conservato buona parte del sistema di apprestamenti realizzati durante la Prima guerra mondiale dall'esercito austro-ungarico.
La Soprintendenza per i beni culturali – Ufficio beni archeologici della Provincia autonoma di Trento ha curato un progetto di ricerca per il recupero con metodologia scientifica. Il sito è stato inaugurato nel luglio 2014 ed è aperto al pubblico nel periodo estivo.

Prima di intraprendere un’escursione invitiamo a verificare sempre le condizioni del tracciato da percorrere presso le Aziende di Promozione Turistica e sul sito della SAT Società Alpinisti Tridentini.

ITINERARIO 
Escursione impegnativa per il dislivello e la quota raggiunta; gli impianti di risalita permettono di abbattere notevolmente il dislivello ma è necessario valutare attentamente le proprie condizioni fisiche e le previsioni meteo.

L'escursione completa, riservata ai più allenati, parte da Pejo Paese e porta sulla cima seguendo il sentiero SAT 105.
Nei pressi della chiesetta di S. Rocco è possibile visitare il Cimitero militare. Si continua verso Malga Saline, Seroden, il “Filon dei omeni" dove si incontra il sentiero che sale dal rifugio Doss dei Cembri (2.300 m, raggiungibile con gli impianti di risalita da Peio Fonti: telecabina e seggiovia).
Da qui il sentiero sale ripido ma regolare fino al rifugio Vioz Mantova, affacciandosi alternativamente sulla Valle della Mite e il vallone orientale verso Zampil. Al Brich (3.206 m) si incontra un breve traverso attrezzato con corda fissa. Superato questo passaggio, il sentiero supera una scarpata verso sinistra, con una serie di diagonali, fino a raggiungere nuovamente il filo di cresta.Si prosegue ora lungo il facile crestone di detriti e/o neve fino a raggiungere il rifugio Vioz.
Dal rifugio in circa 30 minuti si raggiunge la cima del Vioz e su nevaio il sito di Punta Linke.

In alternativa è possibile prendere la funivia Peio 3000 (telecabina da Peio Fonti e poi funivia). Scendendo per il sentiero 138 si raggiunge il laghetto della val della Mite (2.800 m) da dove si segue una traccia alpinistica segnalata con pali blu e ometti in pietra che sale a quota 3200 m dopo il Brich, dove si incontra con il sentiero 105 che sale dal Doss dei Cembri.

IL QUADRO STORICO
Nell’estate del 1911, sotto la cima Vioz a 3.535 m fu inaugurata, ad opera del Club alpino di Halle (Germania), la Viozhütte, il più alto rifugio delle Alpi Orientali.
Nel 1915, con l’inizio delle ostilità tra impero austro-ungarico e Italia, il rifugio fu posto sotto controllo militare, diventando uno comando tattico avanzato di alta quota con il ruolo di coordinare le operazioni in quota del settore Vioz-Ròsole e i rifornimenti provenienti dal fondovalle.
Nel 1917 venne realizzato un possente impianto teleferico che da Cogolo (1160 m) raggiungeva l’anticima ovest del Vioz, Punta Linke, a 3629 m.  Da qui, con un’ulteriore campata di 1300 metri che attraversava il ghiacciaio dei Forni, giungeva all’importante presidio posto sul costone sud-orientale del Palon de la Mare, oggi noto come “Coston delle barache brusade” a 3300 m.

A Punta Linke la stazione di transito per la teleferica era stata realizzata all’interno di una galleria nel ghiaccio. Un’altra galleria era stata scavata in roccia e permafrost (terreno perennemente ghiacciato) per permettere l’attraversamento in copertura del crinale della montagna. All’interno della baracca in legno erano ospitati il motore di trazione della teleferica e l’officina meccanica. All’esterno furono costruiti altri baraccamenti e sul pianoro a nord del crinale della cima venne piazzata una batteria d’artiglieria. Al termine delle ostilità il presidio venne abbandonato, lasciando sul posto un’ingente quantità di materiale di ogni tipo.

IL PROGETTO DI RESTAURO
Nell’estate del 2007 è nata una collaborazione tra gli archeologi e restauratori della Soprintendenza e il museo “Pejo 1914-1918. La guerra sulla porta”. Sono stati organizzati interventi congiunti di ricerca, documentazione e recupero su siti d’alta montagna nel territorio di Pejo (Piz Giumela 3593 m, Punta Cadini 3524 m e Punta Linke 3629 m).

Le attività di ricerca, di recupero e di restauro delle strutture e dei reperti di Punta Linke sono iniziate nell’estate 2009. A causa delle particolari condizioni ambientali, le campagne di scavo sono state condotte nei mesi estivi e hanno comportato l’utilizzo di strumenti poco invasivi, come i diffusori di calore, associati ad attrezzi leggeri adatti allo scavo in ghiaccio.
L’intervento di ricerca archeologica ha portato alla completa restituzione della baracca, all’interno della quale è stato riposizionato il motore diesel di fabbricazione tedesca, rinvenuto smontato all’interno del tunnel. È stata liberata la galleria e sono state messe in luce le strutture originali di apprestamento minerario oltre a molti altri materiali, come un carrello della teleferica in disuso.

All’esterno delle strutture sono stati rinvenuti dei materiali mobili: strumenti da lavoro, rotoli di filo spinato, materiale per la teleferica, scudi, elmetti, un mastello per i crauti, ecc.
Di particolare interesse sono un centinaio di copriscarponi in paglia di segale, fabbricati con una tecnica tradizionale, che venivano indossati dai soldati durante le attività di guardia. La suola dei copriscarponi era costituita talvolta da piccole tavolette di legno; una di queste portava il timbro del Kriegsgefangenenlager (campo di concentramento per prigionieri di guerra) di Kleinmünchen, presso Linz in Austria. Su altre suole erano scritti dei nomi (Antonio, Januk) che dovevano corrispondere agli utilizzatori degli scarponi.

Le indagini e le attività di consolidamento si sono protratte fino all’estate 2014. Ai lavori di restauro e di messa in sicurezza delle strutture hanno prestato la propria opera anche le Guide alpine del Trentino.
L’alto coefficiente di deperibilità dei reperti che escono dal ghiaccio, soprattutto di quelli realizzati in materiale organico, ha reso necessario un tempestivo intervento di prima conservazione sul sito condotto dai restauratori dei laboratori della Soprintendenza.
Al fine di ricostruire la storia geomorfologica, paleoambientale e dello sviluppo glaciale del sito, insieme agli archeologi della Provincia autonoma di Trento e di SAP Società archeologica di Mantova ha lavorato una equipe di glaciologi delle Università di Pisa, Roma, Milano-Bicocca e Padova.

Durante le varie fasi di indagine sul sito sono state effettuate riprese cinematografiche che hanno portato alla realizzazione del documentario “Punta Linke. La memoria” del regista Paolo Chiodarelli.

INFO E VISITE GUIDATE
- Museo Pejo tel. 348 7400942, www.museopejo.it
- Rifugio Vioz Mantova tel 0463 751386, www.rifugiovioz.it (apertura 20 giugno – 20 settembre). 
- Guide Alpine del Trentino www.guidealpinetrentino.it

Provincia autonoma di Trento | Soprintendenza per i beni culturali | Ufficio beni archeologici
tel. 0461 492161
uff.beniarcheologici@provincia.tn.it
www.cultura.trentino.it/Temi/Archeologia


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