Pasubio, camminamento gen. Ghersi e selletta del comando

camminamento Ghersi

Per raggiungere la zona del Pasubio si veda nella sezione “Itinerari” l'escursione proposta “Sui Denti del Pasubio”; quella non è chiaramente l'unica possibilità d'accesso alla “zona sacra”: vi si può arrivare dalla celeberrima “strada delle 52 gallerie”, “dalla Strada degli Eroi”, dalla “Strada degli Scarrubi”, ma anche dal Passo della Borcola (1250 metri, comune di Terragnolo), su percorso selvaggio e meno frequentato, piuttosto faticoso ma assai remunerativo: si cammina qui su un tratto del “Sentiero della Pace” e sull' E5 sentiero europeo, quest'ultimo sempre ben segnalato e scelto da parecchi trekker d'oltralpe.

Chiunque cammini sul Pasubio si renderà conto di visitare un grande museo a cielo aperto: “zona sacra” il Pasubio lo diventò a seguito di un Regio Decreto Legge del 29 ottobre 1922, privilegio condiviso con sole altre tre zone del fronte di guerra e cioè con il massiccio del Monte Grappa, il Monte San Michele e il Monte Sabotino, gli ultimi due in provincia di Gorizia. Al lettore attento non sfuggirà una certa coincidenza di date, forse casuale ma comunque significativa: solo il giorno prima si era svolta la “marcia su Roma” e il Decreto Legge si poneva davvero in sintonia con la monumentalizzazione e la sacralizzazione della Grande Guerra promossa poi in grande stile dal Regime fascista.

Meritano di essere segnalati recenti lavori di ripristino nella zona sommitale del massiccio del Pasubio: pannelli esplicativi sono stati posti in prossimità dei luoghi più rilevanti della “zona sacra”. In questo modo chiunque potrà farsi un'idea su cosa avvenne alla “Selletta dei due denti” quando scoppiò la grande mina austriaca, conoscere il sistema di gallerie tra il Dente italiano e la Cima Palon, avere informazioni sul tenente Salvatore Damaggio (a cui è dedicata la selletta tra il Dente Italiano e la Cima Palon) che il 2 luglio 1916 guidò una disperata e vittoriosa resistenza contro le truppe austriache ormai sul punto di sfondare: nello stesso giorno di ogni anno l'episodio è ricordato con una celebrazione.

Sulla sommità della Cima Palon, massima elevazione del gruppo con i suoi 2232 metri di quota, sono stati posti dei nuovi pannelli indicatori verso tutte le maggiori cime visibili dalla zona (e sono davvero tante......senza dimenticare gli ampi panorami sulla pianura veneta che nei giorni più limpidi arrivano fino alla laguna di Venezia!): i pannelli circondano il vecchio e storico cippo in cemento che ha la medesima funzione.

Lavori di pulizia e di ripristino sono stati condotti sul “Camminamento generale Ghersi” che dalla Selletta Damaggio scende in direzione della Chiesetta. Il comandante generale Giovanni Ghersi assunse la guida del settore del Pasubio nel luglio del 1917. Il camminamento fu ideato per collegare il Dente Italiano con il cosiddetto “Costone delle Bombarde” e con la Selletta del Comando di quota 2081. Il corridoio fu scavato nella roccia e in alcune parti rinforzato con legni e muretti a secco e permetteva di attraversare tutto il campo di battaglia da ovest ad est. Lungo il “Camminamento” si trova una “targa ricordo”, in cemento e con semplici decorazioni, posta dalla 171° compagnia zappatori del Genio, autrice dell'opera assieme ad altri soldati di fanteria.

Poco più avanti, dopo aver sorpassato la Chiesetta, si trova la “Selletta del Comando”, depressione che separa il costone orientale della Cima Palon dal Corno del Pasubio. È in questo punto che gli austriaci quasi riuscirono a sfondare la “prima linea” italiana: un puntuale pannello esplicativo spiega in maniera esauriente episodi bellici e significato strategico delle opere militari; sono visitabili la caverna, coperta in cemento armato, che ospitava il comando di settore e pochi metri più avanti il tratto di trincea di prima linea che proveniva dalla Cima Palon e proseguiva per il Corno del Pasubio, il Nido d'Aquila, il Passo dell'Ometto, il Passo degli Alberghetti e la Punta delle Lucche.

Chiunque visiti il Pasubio sa di essere in una “zona sacra”; e questo al di là dei discorsi e delle retoriche ufficiali. Tutto ricorda che qui morirono ammazzati (dal “nemico”, dalle valanghe, dal freddo, da chi in guerra ce li mandò) centinaia di ragazzi provenienti da ogni angolo d'Italia e dell'ex impero austro-ungarico: e non sempre i loro corpi hanno avuto degna sepoltura, dato che le ossa di molti sono rimaste per sempre sotto le pietre lanciate in aria dalle mine.

I recenti lavori svolti sulla zona sommitale del Pasubio permettono anche ai “non addetti ai lavori” una chiara e corretta comprensione degli eventi che un secolo fa hanno segnato questa montagna.


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