Campo trincerato del Nagią-Grom

L'ooservatorio sul Nagią Grom

La visita del campo trincerato del Nagià Grom ci porta in Valle di Gresta. Da Loppio, piccolo paese situato sulla strada che da Rovereto porta a Riva del Garda, si sale per circa cinque km fino all'abitato di Valle San Felice dove si trovano indicazioni per Manzano-Nomesino. A questo punto ci sono due opzioni: si può decidere di proseguire in auto per un paio di km (strada piuttosto stretta e tortuosa) fino a raggiungere la “selletta” posta sotto il Monte Nagià Grom; oppure lasciare l'auto in un comodo parcheggio nei pressi della chiesa del paese e quindi incamminarsi su stradina secondaria (indicazioni per il Nagià Grom) che in circa venti minuti porta alla sopracitata “selletta”. La variante suggerita permette di compiere una bucolica camminata in mezzo a campi coltivati e terrazzamenti, apprezzando l'opera secolare dell'uomo che si è insediato in questi luoghi e scoprendo il carattere autentico e genuino della Valle di Gresta.

In tempo di guerra la Valle di Gresta costituì il punto d’unione tra il settore di Riva e quello della Val Lagarina e venne interessata da più linee di trinceramenti. Il Monte Nagià è una sporgenza pronunciata che si affaccia sulla sottostante Valle del Cameras e che è in grado di controllare la piana di Brentonico, il Monte Altissimo, il Dosso Alto di Nago, e una piccola porzione della Valle dell'Adige: questo gli assegnava i vantaggi di una fortezza naturale a cui i comandi militari austriaci aggiunsero l'organizzazione di un campo trincerato piuttosto articolato.

I lavori al caposaldo del Nagià Grom partirono nella primavera del 1915, quando la guerra con l'Italia non era ancora cominciata; e continuarono poi, con ampliamenti e modifiche, per tutta la durata del conflitto. Nell'estate del 1915 il caposaldo era presidiato da cinquanta uomini comandati da un cadetto aspirante ufficiale e disponeva di un distaccamento d'artiglieria: l'anno seguente gli uomini presenti nel caposaldo erano alcune centinaia (tre plotoni al comando di un capitano e una parte del battaglione Standschȕtzen “Kitzbȕhel”).

Oggi il Monte Nagià Grom è un eccezionale “documento” che testimonia e racconta, che mostra opere e manufatti in ottimo stato di conservazione, prova delle ferite subite dal nostro territorio un secolo or sono e del “genio” (male indirizzato) di strateghi e “tattici” che s' “inventarono” una guerra decisamente moderna e rivoluzionaria.

Se oggi il Nagià è “documento” storico, chiaro e comodamente visitabile da tutti, lo si deve all'immenso lavoro del Gruppo alpini di Mori che, a partire dal 2001, si è dedicato al recupero di sentieri, mulattiere, trincee, camminamenti, postazioni e manufatti. In queste attività gli Alpini hanno trovato la collaborazione di diverse persone ed associazioni: gli amici di Manzano, Valle San Felice e Bressanone, la Sat di Mori, i ragazzi del Centro Diurno di Mori e delle scuole Medie di Mori. In queste ultime stagioni il Nagià è diventato sede di attività didattiche proposte a scuole medie e superiori: migliaia di ragazzi, accolti calorosamente dagli alpini, lo hanno vistato.

La visita a piedi parte quindi dalla “selletta” che si trova poco prima dell'abitato di Manzano: cinque minuti di breve e ripido sentiero in mezzo al bosco ci portano già nell'interno del caposaldo, nella sua parte posteriore e coperta, quella che gli italiani, posizionati fin dal maggio del 1915 sul Monte Altissimo, non potevano visivamente controllare. In prossimità dell'ingresso alla cannoniera, si trovano i resti ben conservati di una cisterna d'acqua che durante la guerra veniva alimentata attraverso tubazioni. Subito dietro la cisterna si scorge l'ingresso di una delle numerose caverne, usate come depositi e in questo caso come ricovero per la truppa: nell'ingresso si apprezza la doppia parete di cemento che difendeva il ricovero dalla schegge prodotte dallo scoppio dei proietti di artiglieria. Proseguendo in direzione nord-ovest sono visibili dei basamenti con dei supporti in cemento, destinati ad ospitare generatori di energia elettrica. Si entra quindi in trincea e si comincia il percorso ad anello che percorre tutto il caposaldo: si trovano croci a ricordo dei caduti dei due eserciti e di tre bambini di Manzano, morti negli anni Venti a causa dello scoppio di residuati bellici. Dalla trincea si gode un bellissimo panorama sul paese di Valle San Felice e uno scorcio emozionante sulla riva settentrionale del Lago di Garda. Circa al centro del caposaldo, sempre in posizione invisibile agli avversari, si trovano le cucine: qui il lavoro degli alpini ha riportato alla luce numerosi fuochi e i resti di un camino.

Nella parte anteriore del caposaldo si trovano le posizioni per il combattimento: una fuciliera coperta (qui intervento ex novo basato su testimonianze fotografiche dell'epoca) con gradino originale di sparo e un osservatorio su due livelli con postazione per mitragliatrice, scavata in roccia e rinforzata in cemento.

Poco dietro l'osservatorio, percorrendo la trincea, si raggiunge l'apertura di una cannoniera scavata nella roccia: la presenza di numerosi crateri nel terreno circostante testimonia che la posizione era stata probabilmente individuata dagli artiglieri italiani e pesantemente presa di mira; una seconda apertura nella roccia “guarda” la Valle dell'Adige e permetteva all'artiglieria austriaca di controllare e di “battere” anche in quella direzione. All' ingresso posteriore della caverna è ancora riconoscibile parte di una targa in cemento con il nome di “Lewandoskki”.

Il giro circolare del caposaldo ci riporta nella sua parte arretrata, percorrendo ancora lunghi tratti di trincea e scoprendo altre posizioni con feritoie e un osservatorio.

Una croce in ferro domina il paese di Manzano: da lì un breve camminamento conduce nella parte sommitale del monte dove si trovano i resti in cemento armato di un osservatorio d'artiglieria; è il luogo ideale per una sosta, godendo di un magnifico panorama sul Baldo, sui Lessini; e poi le Piccole Dolomiti, lo Zugna, il Pasubio e il Col Santo.


Per ulteriori informazioni ed immagini sul campo trincerato del Nagià Grom vi invitiamo a visitare il sito del Gruppo A.N.A. di Mori che si occupa del ripristino dell'area.


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