La seconda battaglia di Ypres

di Alessandro Salvador

"Stava calando il crepuscolo quando dalle trincee tedesche, davanti alla linea francese, si levò quella strana nuvola verde di morte. La leggera brezza di nord-est la spinse verso di loro e in un attimo la morte li prese alla gola. Non si può biasimarli se si dispersero e fuggirono".
Capt. A.O. Pollard, “Fire-Eater: the Memoirs of a VC”

Nella primavera del 1915 lo stato maggiore tedesco era concentrato sulle operazioni che si stavano svolgendo sul fronte orientale e si limitava a restare sulla difensiva su quello occidentale. Nonostante ciò, il generale von Falkenhayn decise di lanciare una operazione offensiva limitata nell’area di Ypres, in Belgio. In seguito ad una feroce battaglia nella stessa zona tra l’ottobre e il novembre del 1914 (I battaglia di Yprés o battaglia delle Fiandre), le forze dell’Intesa erano riuscite a creare un saliente, cioè una sorta di cuneo tra le linee nemiche, profondo circa 7 chilometri. La posizione sopraelevata di questo saliente rendeva difficili le operazioni tedesche, che miravano alla cittadina di Ypres e, per questo motivo, si decise di tentare di conquistarlo. 
Le operazioni iniziarono il 22 aprile quando la IV armata tedesca, comandata dal duca Albert von Württemberg, rilasciò circa 168 tonnellate di solfato di cloro lungo la linea del fronte, approfittando del vento per farlo giungere alle linee nemiche. L’inaspettato attacco chimico provocò 6.000 morti in meno di dieci minuti tra le truppe francesi e algerine, lasciando scoperto un fronte di circa 7 chilometri. I tedeschi stessi non si aspettavano un tale risultato e tardarono ad avanzare, permettendo così alla II armata inglese del generale Horace Smith-Dorrien di riempire i vuoti. Durante la seconda ondata dell’attacco tedesco, dal 24 aprile al 4 maggio, Smith-Dorrien chiese ai francesi il permesso di ritirarsi dal saliente su una posizione meglio difendibile, ma gli venne negato. Questo portò alla sua sostituzione con Herbert Plumer e ad una fallimentare controffensiva francese che, nonostante le altissime perdite, riuscì a conservare soltanto una parte del saliente.
 

 

L’8 maggio i tedeschi riuscirono ad impadronirsi della cresta del Frezenberg. A difenderlo vi erano i soldati canadesi del battaglione di fanteria leggera Princess Patricia. Temendo un attacco con i gas, i canadesi adottarono rudimentali misure per prevenirlo. In pratica utilizzarono fazzoletti e garze imbevuti di urina per proteggere la bocca e il naso, data la capacità dell’acido urico di neutralizzare gli effetti del cloro. Nonostante le precauzioni e l’estremo coraggio dimostrato nel contrattacco, i canadesi persero due terzi del loro contingente e tutti gli ufficiali eccetto due tenenti. Con l’ultimo assalto nei pressi di Bellewaarde, tra il 24 e il 25 maggio, i tedeschi presero definitivamente il controllo del saliente e poterono occupare una posizione sopraelevata a soli tre chilometri da Ypres che, da quel momento, divenne l’obiettivo della loro artiglieria. 
La seconda battaglia di Ypres, combattuta per un fazzoletto di terra, divenne significativa per molteplici ragioni. Fu il primo teatro di battaglia, dall’inizio del conflitto, in cui si fece un uso massiccio ed efficace di armi chimiche. I gas non erano una novità e se ne conosceva l’uso da prima del 1914. Tuttavia erano considerate armi incivili e fu molto probabilmente la guerra di trincea a spingere gli eserciti ad adottarle. I tedeschi impiegarono i gas per la prima volta a Neuve Chapelle, nell’ottobre del 1914, ma in misura tale che i francesi neppure se ne accorsero. Un ulteriore tentativo di attacco chimico nel gennaio del 1915 a Bolimów, sul fronte orientale, fallì a causa delle basse temperature che impedirono l’evaporazione del gas. Per queste ragioni, la grande efficacia di quest’arma a Ypres non fu prevista dagli stessi tedeschi, che non riuscirono a sfruttarne pienamente il vantaggio. La battaglia mise anche in luce i limiti nell’impiego dei gas, vincolato alle condizioni ambientali e meteorologiche e alla psiche dei soldati che spesso, anche con le maschere, rifiutavano di occupare le posizioni liberate dal nemico. Anche per evitare questi inconvenienti, a partire dal 1916, furono ideati proiettili di artiglieria che potevano lanciare direttamente il gas a grande distanza. L’efficacia della guerra chimica diminuì per via delle contromisure che seguirono al suo sviluppo. Ciò nonostante essa continuò a produrre un alto impatto psicologico oltre che un elevato costo di vite umane.
La battaglia di Ypres mise in luce l’inadeguatezza delle tattiche e dell’addestramento da entrambi i lati. I tedeschi non riuscirono a sfondare nonostante la strage compiuta col gas. Le truppe dell’Intesa erano impreparate all’attacco chimico e subirono perdite impressionanti per controffensive futili da posizioni di svantaggio. 
Infine, a Ypres ebbero il loro battesimo del fuoco le truppe canadesi che, destinate alle retrovie, si guadagnarono con altissime perdite la promozione alla prima linea, in una battaglia che divenne uno dei simboli della loro emancipazione nazionale. 


Gallery

Veduta aerea della cittadina di Ypres, sotto la neve, duramente provata dalla guerra [AF MSIGR 97/118]
Attacco con gas asfissianti visto da aeroplano (riproduzione da fotografia tedesca). 1915-16 [AF MSIGR 21/159]

Testimonianze

Otto Hahn
La nascita dei reparti chimici

A metà gennaio ricevetti l’ordine di incontrare il Geheimrat Haber (Fritz Haber ndr), che si trovava a Bruxelles, al seguito del ministro della guerra. Egli mi spiegò che il fronte occidentale era andato arenandosi e avrebbe potuto essere smosso solo con l’utilizzo di nuove armi. Tra le armi contemplate vi erano i gas tossici, in particolare il cloro che doveva essere diffuso tra i nemici dalle posizioni più avanzate.
Quando obbiettai che questo modo di guerreggiare violava la convenzione dell’Aia egli affermò che avevano già
iniziato i francesi […] utilizzando cartucce da fucile caricate a gas. Haber mi informò che il suo lavoro consisteva nel creare un’unità speciale per la guerra chimica, il Reggimento pionieri n. 36.
Ricevemmo il nostro primo addestramento speciale a Berlino, dove fummo istruiti all’uso dei gas tossici e degli apparati principali tra cui quello chiamato Drägersche Selbstretter, uno strumento protettivo che andava indossato quando si scaricavano i gas. Dovemmo inoltre apprendere qualche nozione sul vento e il clima. 
Dopo questo corso di addestramento tornai nelle Fiandre e fui aggregato al reggimento di fanteria n° 126, come geniere chimico. Il mio primo incarico fu di osservatore in prima linea. Dovevo valutare le posizioni migliori dalle quali utilizzare i gas.
Le nostre posizioni erano nei pressi di Gheluvelt; le linee inglesi erano così vicine che spesso potevamo parlare solo per bisbigli. Non eravamo ancora ben trincerati ed eravamo costantemente sotto il fuoco nemico, così che l’installazione dei cilindri per l’attacco con i gas era molto difficoltosa.
Il segnale per i gas fu dato molte volte ma l’attacco fu rinviato a causa delle condizioni meteo. Ogni volta che l’attacco veniva fissato 24 ore prima, il vento cambiava e soffiava verso di noi. […] A metà aprile il comando decise di rimuovere i cilindri a gas e collocarli nel settore di Ypres, dove le condizioni del vento erano più favorevoli.

 

Lo sviluppo delle armi chimiche

Dopo un breve periodo a Berlino fui trasferito agli stabilimenti chimici della Bayer a Leverkusen, dove ero impegnato nello sviluppo di un gas che era un mix di clorometil, cloroformiato, e fosgene, in origine chiamato semplicemente "mescolanza".
Oltre a questo, altri nuovi gas, il Grünkreuz e il Blaukreuz, entrambi gas Mostarda, erano in fase di sviluppo. Il Blaukreuz era un potente irritante in grado di penetrare le maschere antigas. Il Grünkreuz era un tipico gas velenoso, simile al fosgene. Quando le due sostanze vennero utilizzate simultaneamente -la miscela fu chiamata Buntkreuz – coloro che venivano attaccati erano costretti a strappare le maschere antigas, rimanendo esposti al gas velenoso.
A causa del lavoro continuo con queste sostanze altamente tossiche, le nostre menti erano così stordite che non avevamo ormai alcuno scrupolo su tutta la faccenda. In ogni caso, anche i nostri nemici avevano adottato gli stessi metodi, e con sempre maggior successo, in questo tipo di combattimento non eravamo ancora per molto tempo esclusivamente gli aggressori […]. Un altro aspetto è che noi osservatori di prima linea raramente vedevamo gli effetti diretti della nostra arma. In generale tutto ciò che sapevamo era che il nemico ha abbandonato le posizioni che erano state bombardate con proiettili a gas.

 

Dal diario di Sir Douglas Haig

Sabato 25 settembre. Uscito alle 5 del mattino. Tutto calmo. Alan Fletcher si accese una sigaretta e il fumo sbuffò verso nord-est. Gli ufficiali dello staff avevano l’ordine di stare allerta nel caso fosse necessario contrastare un attacco. Ad un certo punto, a causa della calma, temetti che il gas potesse semplicemente rimanere nelle nostre trincee. Tuttavia alle 5:15 dissi “avanti”. Andai sulla nostra torre di osservazione. Il vento giungeva dolcemente da sud-ovest e alle 5:40 soffiava più forte. Le foglie dei pioppi frusciavano delicatamente. Sembrava soddisfacente. Ma che rischio. Dovetti scappare dai gas che rifluivano indietro verso il grosso delle nostre truppe.

 

Capitano A.F.P Christison, 

6th Battalion Queen's Own Cameron Highlanders 
Allarme gas

Venerdì 13 luglio. I superstiziosi dicevano che era una pessima combinazione, e così si è rivelato essere. La Compagnia C, al commando del capitano Harry Rowan, era alla mia destra e attorno alle 8 stavo camminando nella trincea avanzata quando i tedeschi cominciarono a bombardare costantemente, ma con “piccole cose” e non riuscivamo a capire perché tutti i proiettili sembrassero difettosi. Un proiettile atterrò nella mia trincea, quasi accanto a me, senza scoppiare, facendo solo una specie di tonfo. Sentii solo una sensazione di bruciore appena sopra il mio ginocchio destro e un uomo accanto a me tossire e vomitare. Capii che questo era qualcosa di molto strano e gridai "Gas" indossando subito il mio respiratore. L'allarme gas suonò immediatamente e, avendo ricevutto un buon addestramento contro i gas, solo cinque o sei della mia compagnia furono gassati. Il capitano Rowan sentì l’allarme gas e i suoi uomini misero i respiratori. Dopo averle tenute su per un po' nel calore della mattina e nessun attacco andava sviluppandosi, pensarono che l'allarme originale fosse falso in quanto non si era sentito nessun odore del gas. Quello che non sapevano era che questa era Iprite, che non aveva nessun odore, e ed era ad azione ritardata. Le trincee della Compagnia C erano sature di gas e tutta la compagnia era stata annientata. Al calar della notte ogni ufficiale e uomo erano morti o in ospedale.

 

Captain J. C. Hill

Special Gas Company, Royal Engineers
Gli effetti del gas

Gli attacchi tedeschi con il gas ci hanno dato grandi preoccupazioni, hanno causato ottocento vittime, almeno a Ypres. Ci costringono ad abbandonare l’offensiva e mettendoci sulla difensiva, sono stato mandato come consigliere chimico all'VIII Corpo. Una mattina scoprimmo un migliaio di perdite causate da un nuovo tipo di gas. Era l’iprite.
Gli uomini erano sono stati accecati, non potevano vedere nulla, e stavano soffocando, migliaia hanno dovuto lasciare la prima linea. Per fortuna, uno o due di questi proiettili non erano esplosi, così me lo portai la centro di ricerca. Ma ci vollero settimane e I nostri migliori chimici per scoprire che cosa fosse questa sostanza. Era un terribile liquido oleoso chiamato Dichlorodiethysulphide che evaporava molto lentamente. Poiché aveva un odore molto leggero le truppe tendevano a non percepire subito la sua presenza, poi, quando la avvertivano e i loro occhi bruciavano, era troppo tardi. Se riusciva a passare dalle suole delle loro scarpe, poteva bruciare i piedi. E se rimaneva negli stivali dei soldati ed entravano in un ricovero per la notte, potevano gassare tutti quelli all’interno.

 

Corporal H. Bale 

242nd Brigade, Royal Field Artillery
Maschere antigas inefficaci

Fummo sottoposti a circa otto ore di bombardamenti con i proiettili al gas mostarda, che devastavano il terreno a lato della batteria. Ero in servizio al punto di segnalazione, al lavoro con una candela e con una maschera. Dopo circa sei ore, le maschere non funzionavano più. Erano state neutralizzate, e stavano cominciando a soffocarci. [...]. La mattina vomitavano tutti attorno ai crateri da granata, hanno dovuto portare via molta gente. I miei compagni erano in preda al panico, non riuscivo a percepire il loro respiro, e mi ricordo di aver detto a me stesso "Tieni duro e non farci caso”, ma il respiro era molto difficile. Alla fine, hanno portato giù un carro GS e ci siamo saliti. Avevo terribili crampi allo stomaco a causa del vomito, e mano a mano che procedevamo la strada sembrava gradualmente svanire. Dal momento in cui arrivammo a Vlamertinghe eravamo ciechi, non riuscivamo a vedere nulla. Ci condussero nel posto di medicazione [...] e ci hanno detto "Aprite la bocca". Abbiamo aspettato con la bocca aperta e improvvisamente qualcuno spruzzò qualcosa come 200 per cento di ammonio in bocca. […] Ci fecero fare il bagno, ci misero a letto e non ricordo più niente finché mi sono svegliato in ospedale alla base. [...] Ci sono stato per parecchio tempo. Completamente cieco! Credo che la parte peggiore è stato quando mi hanno aperto gli occhi per metterci le gocce - è stato proprio come se ci stessero buttando dentro acqua bollente! Poi ogni giorno ci lavavano tutti i punti bruciati, e non era uno scherzo. Ricordo la mia coscia sinistra non era altro che una massa indistinta di materia.

 

Bibliografia:

Lyn Macdonald, 1914-1918: Voices & Images of the Great War, Michael Joseph, London, 1988
Max Arthur, Forgotten Voices Of The Great War, Ebury Press, London, 2002

 


Link

https://encyclopedia.1914-1918-online.net/article/ypres_battles_of/2015-02-13 
http://www.greatwar.co.uk/ypres-salient/battles-ypres-salient.htm
https://journals.sagepub.com/doi/pdf/10.1177/0310057X1604401S05 
https://www.visitflanders.com/it/temi/i-luoghi-della-Grande-Guerra/la-battaglia-di-ypres/

 

 

 


Letture

Winston Groom, A storm in the Flanders: the Ypres salient, 1914 - 1918: tragedy and triumph on the western front, London, Cassell, 2003
Nathan M. Greenfield, Baptism of fire: the second battle of Ypres and the forging of Canada, April 1915, Toronto, Harper Perennial, 2007
Giorgio Seccia, Gas!: La guerra chimica sui fronti europei nel primo conflitto mondiale, Chiari (BS), Nordpress, 2005
Alessandro Gualtieri, Le battaglie di Ypres: il saliente più conteso della Grande Guerra, Fidenza, Mattioli, 2011