L’occupazione austro ungarica dei Balcani

di Alessandro Salvador

“Non ci sono dubbi che da parte serba nessuno in seguito esprimerà alcun apprezzamento su ciò che il nostro alleato sta facendo qui".
Messaggio del console tedesco di Belgrado all’Imperatore Guglielmo II

Nell’ottobre del 1915 una massiccia offensiva congiunta delle forze austro-ungariche, bulgare e tedesche, comandate dal generale tedesco von Mackensen, sconfisse l’esercito serbo e completò la conquista dei Balcani. Dopo oltre un anno di resistenza, i serbi dovettero ripiegare a Corfù, sotto la protezione dell’Intesa. L’Austria, dopo aver subito rovinose sconfitte in quel teatro di guerra, riusciva finalmente a mettere le mani sulla Serbia e aveva tutte le intenzioni di sfruttarne al massimo le risorse produttive e naturali. La nuova conquista, però, rappresentava anche un problema politico. Si confrontavano le diverse aspettative degli austriaci e degli ungheresi. Per i primi, era prioritario annientare completamente la Serbia, annettendola interamente alla monarchia. Gli ungheresi, invece, premevano per una annessione morbida, conservando una Serbia dall’autonomia limitata, ma sufficiente a limitare costanti rischi di insurrezione e rivolta. Al tempo stesso, credevano utile una massiccia immigrazione di elementi tedeschi e ungheresi nei territori annessi per favorire il processo di integrazione nell’Impero. 
Anche se prevalse la linea austriaca, si trovò un compromesso, consentendo all’Ungheria di annettere i territori balcanici, mentre Vienna contava di espandersi verso nord-est ai danni della Russia. Si trattava di un piano ragionevole, in un momento in cui le sorti della guerra sembravano favorire gli imperi centrali. La Serbia si trovò così rinchiusa tra l’annessionismo degli austro-ungarici e quello dei bulgari che, in quanto alleati, avevano diritto ad una fetta consistente di territorio da occupare.
Questi territori furono sottoposti, da subito, ad un piano di bulgarizzazione forzata. Furono applicate misure draconiane, giustificate da questioni di sicurezza, nei confronti della popolazione civile e vennero messe in atto politiche volte all’eliminazione della cultura serba, che colpirono, però, anche le altre minoranze. Inoltre deportazioni e internamento forzati furono applicati a danno dei maschi adulti. Nel primo periodo dell’occupazione, tuttavia, i trasferimenti forzati nascondevano delle vere e proprie esecuzioni di massa. La classe media fu colpita attraverso decimazioni, leggi restrittive sul diritto di proprietà e la sostituzione della lingua locale con il bulgaro. Col proseguire dell’occupazione le misure repressive si estesero anche alla classe operaia, rispondendo ad un piano predeterminato di snazionalizzazione dei nuovi territori. 
 

Se gli occupanti bulgari non si preoccupavano di nascondere le loro azioni, gli austro-ungarici sembravano rispondere a logiche diverse. Nonostante lo scopo finale fosse sempre l’eliminazione del sentimento nazionale serbo, la propaganda imperiale dipingeva le politiche di occupazione come azioni civilizzatrici. Quanto questa pretesa fosse forzata lo dimostrava lo stesso atteggiamento delle autorità tedesche, che criticavano le politiche austriache nei Balcani aspiranti, in primo luogo, all’eliminazione di ogni forma di vita sociale. Vennero sciolte tutte le organizzazioni, incluse quelle sportive e culturali. I maschi in età di leva vennero internati, deportati, o sottoposti ai lavori forzati e, sebbene non siano avvenuti massacri sistematici come nella zona bulgara, le esecuzioni pubbliche vennero usate frequentemente allo scopo di intimorire la popolazione e di punire violazioni, anche minime, delle leggi di occupazione. 
Il processo di eliminazione della cultura e della storia serba passò anche attraverso la chiusura di giornali, l’internamento di scrittori e giornalisti e lo scioglimento delle logge massoniche. Il patrimonio storico e culturale serbo venne sradicato; importanti cimeli ed opere d’arte furono razziati da musei e biblioteche e i libri di storia e letteratura serba furono confiscati. 
Le politiche di occupazione austriache, perpetrate con sistematica ferocia, finirono, però, per dare ragione a coloro che le avversavano, gli ungheresi in primo luogo. I territori balcanici rappresentarono una spina nel fianco nella guerra austriaca, rimanendo instabili e soggetti ad atti di guerriglia, fino all’offensiva che sconfiggerà le forze di occupazione nell’estate e autunno del 1918. 


Gallery

Passaggio di truppe austriache sul Danubio [AF MSIGR, Album 1914-1918, p. 114, n. 6]
Centro di Belgrado, edificio danneggiato del centro medico Viktorovic [AF MSIGR, Album 1914- 1918, p. 109, n. 8]

Link

https://encyclopedia.1914-1918-online.net/pdf/1914-1918-Online-karadjordjevic_peter_i-2014-10-08.pdf 
https://encyclopedia.1914-1918-online.net/pdf/1914-1918-Online-warfare_1914-1918_south_east_europe-2014-10-08.pdf

 


Letture

Andrej Mitrovic, Serbia’s Great War 1914-1918, London, Hurst & Company, 2007
Marvin Benjamin Fried, War aims and peace conditions: Austro-Hungarian foreign policy in the Balkans, July 1914 – May 1917¸ London, London School of Economics and Political Science, 2011
James Joll, Le origini della prima guerra mondiale, Roma/Bari, Laterza, 1999
James Lyon, Serbia and the Balkan Front, 1914: The Outbreak of the Great War, Bloomsbury, London 2015
Bruna Bianchi, Crimini di guerra e contro l’umanità. Le violenze ai civili sul fronte orientale (1914-1919), Unicopli, Milano 2012