La battaglia dell’Ortigara

di Alessandro Chebat

Sull’Ortigara si svolse la battaglia che secondo Cadorna avrebbe segnato la riscossa italiana in Trentino dopo la battuta d’arresto della Strafexpedition. Nonostante l’abbondanza di uomini e mezzi l’attacco all’Ortigara si trasformò in un sanguinoso nulla di fatto. Il sacrificio cui furono sottoposti gli Alpini sancì la nascita del mito di queste truppe da montagna.

Il riassestamento del fronte dopo la Strafexpedition aveva lasciato gli austriaci su posizioni ben difendibili e dalle quali era possibile lanciare nuove offensive verso le truppe italiane stanziate in Carnia e nel Cadore. Il settore che più preoccupava il comando supremo era la linea che dal torrente Assa giungeva all'estremità orientale dell’Altopiano dei Sette Comuni, passando per i monti Rasta, Zebio, Colombara, Forno, Chiesa, Campigoletti e Ortigara.
Secondo il generalissimo Cadorna perciò era di capitale importanza rioccupare le posizioni perse l’anno prima così da rendere più sicura la linea di fronte. Obiettivo dell’offensiva era il monte Ortigara e le alture circostanti, che chiudevano le postazioni austriache sull’altopiano di Asiago e la cui conquista avrebbe permesso alle truppe italiane di aggirare da nord lo schieramento nemico. La conquista del monte fu affidata alla VI armata del generale Ettore Mambretti, fornita di un enorme parco d’artiglieria: 1072 cannoni e 569 bombarde, vale dire una bocca da fuoco ogni nove metri, posti su un terreno montagnoso tra i 1000 e 2000 metri di quota. Con circa trecentomila soldati italiani schierati, quella dell’Ortigara si apprestava ad essere la più grande battaglia in alta quota mai combattuta.
I giorni che precedettero l’offensiva non furono di buon auspicio: mancò totalmente l’effetto sorpresa, mentre il tempo pessimo e l’esplosione accidentale di una mina che uccise molti  ufficiali della brigata Catania lasciavano poco spazio all’ottimismo. L’attacco fu sferrato il 10 giugno del 1917, preceduto da un grande bombardamento di artiglieria. Nonostante il supporto di artiglieria raggiungesse livelli da fronte occidentale, l’aumento quantitativo dei materiali non fu affiancato dalla qualità della pianificazione. Il tiro fu impreciso e lasciò intatti i ricoveri e i trinceramenti in grotta degli austriaci. Altrettanto inefficiente fu il servizio informazioni che non riuscì a stabilire l’entità delle difese nemiche, rafforzatesi durante la lunga pausa invernale con numerosi nidi di mitragliatrici e ricoveri. L’accanita resistenza austro-ungarica, il maltempo, il preciso tiro dell’artiglieria nemica fecero fallire tutti gli attacchi già nei primi giorni delle operazioni, con perdite stimabili in 6800 morti, feriti e dispersi. Il fatto che in un solo giorno le truppe austriache consumarono duecento tonnellate di munizioni per armi leggere può rendere l’idea dell’intensità dello scontro. Solo gli Alpini riuscirono a compiere qualche progresso giungendo fino alla cresta nord dell’Ortigara e difendendola dai furiosi contrattacchi austro-ungarici. Il 19 giugno fu lanciato un nuovo attacco su un fronte di 14 chilometri - sostenuto persino da diversi bombardieri Caproni - che vide impegnati nuovamente gli Alpini. Essi riuscirono a prendere finalmente la vetta dell’Ortigara, una cima spoglia, difficile da difendere ed esposta al tiro dell’artiglieria avversaria, ma non riuscirono a fare ulteriori progressi. A rendere ancora più precaria la posizione degli Alpini giungeva il fatto che nonostante la conquista della cima, l’offensiva italiana era fallita in tutti gli altri settori del fronte d’attacco. Il 25 giugno un contrattacco austriaco investì la cima della montagna e costrinse gli Alpini ad una precipitosa ritirata. Tutti i tentativi per recuperarla fallirono, dissanguando battaglioni già provati da settimane di scontri. Il 29 giugno cadde l’ultima postazione italiana poco sotto la vetta.
 

La battaglia dell’Ortigara si concludeva in un clamoroso fallimento tattico e strategico. Le responsabilità della debacle furono addebitate al Mambretti, tuttavia, le colpe andavano estese all’intero comando supremo che con sorprendente passività concesse uomini e mezzi, senza avere un reale controllo delle operazioni. Nel complesso mancò il coraggio da parte dei comandi italiani di riconoscere fin dal 10 giugno l’insuccesso dell’attacco, bloccandolo repentinamente. Il generale Luca Montuori, un sottoposto del Mambretti, affermò: “Facciamo questa operazione perché mi è stata ordinata. Io non ho nessuna fiducia che riesca ma così vogliono”. Le perdite ammontarono a venticinquemila italiani e novemila austriaci, quelle più rilevanti si ebbero tra gli Alpini, tanto che la 52° divisione perse circa la metà dei suoi effettivi. Nel complesso le truppe si comportarono bene, attaccando con grande slancio e combattività posizioni che in definitiva erano da ritenersi imprendibili, tuttavia, le conclusioni tratte da Cadorna addebitarono l’insuccesso alla diminuita combattività delle truppe e non alla scarsa preparazione della battaglia.
All’interno del corpo degli Alpini, la battaglia dell’Ortigara divenne una sorta di mito fondativo. Ad essa è dedicata Tapum, una delle più belle canzoni della Grande guerra, il cui testo descrive la violenza degli scontri, gli enormi vuoti aperti nelle file italiane, la durezza della guerra in montagna e la spietata logica dei comandi italiani (Venti giorni sull’Ortigara senza il cambio per dismontà recita la prima strofa).
Nel settembre del 1920,  sulla montagna si tenne la prima Adunata nazionale degli Alpini, dove duemila ex combattenti si riunirono sulla cima deponendovi una colonna mozza che riportava la scritta: Per non dimenticare.


Gallery

Truppe alpine con muli in zona Ortigara. 1916-1917 [AF MSIGR 173/100]
Gruppo di alpini in zona Ortigara. 1916-1917 [AF MSIGR 173/97]

Testimonianze

La perdita dell’effetto sorpresa

Gli austriaci non sapranno il giorno preciso in cui comincia l’azione sull’Altopiano: ma che un’azione ci sia lo sanno benissimo.
Colonnello Angelo Gatti, 4 giugno 1917.

Non è escluso che fra tre o quattro giorni ci possa essere l’attacco di sorpresa in Trentino. I generali che dovranno svolgerlo sono venuti ad assistere alla recente azione, per la precisa volontà del Capo. L’idea è stata ottima. In caso d’attacco al nord io mi sposterò.
Il giornalista Rino Alessi in una lettera inviata da Udine al direttore de Il Secolo il 28 maggio 1917.

La cattiva fama del generale Ettore Mambretti
Il tempo è bello e caldo. Domani M. ritenta l’operazione. Speriamo che egli riesca anche a sfatare la deplorevole leggenda di jettarore che gli hanno fatto. E’ una stupidaggine, ma in Italia compromette la reputazione e il prestigio. Figurati che, quando saltò prematuramente quella mina alla vigilia della fallita operazione, attribuirono la cosa alla sua jettatura.
La jettatura ha voluto esercitarsi fino all’estremo. Gli Austriaci, dopo una gran preparazione di artiglieria, hanno assalito e ci hanno preso l’Ortigara, malgrado una difesa strenua.
[...] Ieri l’ho telegrafato a Lello (il figlio Raffaele jr.) e dice anche lui di non più ricominciare perché, quando i soldati vedono M. fanno gli scongiuri. In Italia purtroppo questo pregiudizio costituisce una grande forza contraria
La fama di M. cresce tutti i giorni ed ormai non può comparire in alcun luogo senza che soldati ed anche comandanti facciano i più energici scongiuri. Ne sono seccatissimo perché se gli affido una operazione offensiva non può riuscire perché tutti sono persuasi che non riesce.
[…] Certo si è, per chi ci crede, le ha avute tutte: il mal tempo, scoppio della mina il giorno prima, che uccise quasi tutti gli ufficiali di due battaglioni che dovevano andare all’assalto, pare tiri corti della nostra artiglieria ecc. Pare che si era già fatto quella fama in Africa, dove aveva voluto andare lui invece di seguire la sua sorte.
Lettere di Cadorna alla moglie tra il giugno e luglio del 1917.

Una battaglia persa in partenza
Alla sera dello stesso giorno 10 l’insuccesso dell’impresa era già delineato ed i comandi se ne resero chiaro conto, in quanto che il possesso del massiccio dell’Ortigara avrebbe potuto servire ottimamente, ma solo ed esclusivamente come trampolino per l’ulteriore avanzata verso i preordinati obbiettivi.
Generale Aldo Cabiati sul fallimento dell’azione già nel primo giorno dell’offensiva.
La tenacità e la volontà di vincere delle potenti forze di cui disponeva il comando italiano, quel giorno vennero meno, con la sola eccezione della 52° divisione che combatteva sull’Ortigara; ma anche in questo settore il comando stesso non seppe, come già avvenuto il 10 giugno, sfruttare i successi ottenuti mediante le forti spinte della fanteria.
La Relazione Ufficiale austriaca sulle azioni italiane del 19 giugno 1917.

Gli Alpini e l’Ortigara
All’alba urla d’attacco, di vittoria, di morte, nel buio. Allarme sconnesso, poi un viso segnato di sangue che annuncia la cosa. Il presidio della 2003 è sopraffatto, gli austriaci son qui, il medico telefona che son già alla sua grotta e che si ritira, inutile richiamarlo, non risponde più, il soldato Pretto arriva e spiega come è andata la faccenda, e come è scampato, dopo esser già stato circondato. Dopo una notte così calma che gli pareva d’ essere in malga, ecco che da lassù a sinistra si son veduti ruzzolare addosso un battaglione ungherese che vociava «vigliacchi italiani arrendetevi»; e giù una grandine di bombe, una mischia accanita nei camminamenti e attorno alle nostre due mitragliatrici finchè non le spezzarono le bombe; e lui, Pretto, ha veduto il capitano Ripamonti ferito, svenuto, sulle spalle d’un alpino che cercava di salvarlo, ferito anche lui; e voleva aiutarlo, ma s’è visto addosso due giganteschi ungheresi che gli urlavano «in cinocchio, precare, precare», e tutt’attorno morti e feriti, e la posizione perduta; e allora «ghe go piantà la baionetta nela pansa a un, quel’altro lo go butà zo par la Valsugana, e mi son qua».

Il sottotenente degli Alpini Paolo Monelli racconta un attacco austriaco.
Passato il primo momento di sorpresa i nostri si organizzavano a strenua difesa…Nei punti invasi la lotta diventa una mischia serrata e un corpo a corpo furibondo. Le tenebre della notte, la pioggia, la ristrettezza dei camminamenti, l’ingombro di feriti e di caduti, il succedersi fragoroso degli scoppi, rendono confuso il tragico urto. Tuttavia l’ardimento e la tenacia dei nostri hanno man mano ragione degli ostacoli e gli elementi di trincea vengono via via rioccupati e difesi stabilmente.

Il tenente degli Alpini Carlo Milani sul contrattacco austriaco del 15 giugno 1917.
Appena messa fuori la testa dalla trincea il dottor Dogliotti s’è preso un cazzotto da una spoletta che lo ha fracassato. Tutta la Costa della Caldiera che si deve discendere è vulcanelli di granate; ma sembrano peggio le mitragliatrici cecchine che aspettano ai passaggi obbligati e fregano quasi sempre. C’è il mucchietto dei morti, però, che da l’allarme. Allora si prende fiato un momento, tutta la vita passa in un rimpianto d’un attimo, un presentimento s’affaccia  ed è respinto con terrore ed ecco ci si tuffa nel rischio. Tre quattro sibili di pallottole, è passata.

Il sottotenente degli Alpini Paolo Monelli sul 25 giugno 1917
La principale causa dell’insuccesso la si deve ricercare nel diminuito spirito combattivo di una parte delle truppe per effetto della propaganda sovversiva, in quella stessa causa cioè che già aveva prodotto le sue tristi conseguenze sul Carso nei primi giorni di quello stesso mese… A questi effetti si sottrassero bensì alcune unità, e principalmente gli Alpini della 52° divisione, i quali subirono il massimo delle perdite.
Dalle memorie di Cadorna: le conclusioni tratte dalla battaglia dell’Ortigara.

Bibliografia
Gianni Pieropan, Storia della Grande Guerra sul fronte italiano 1914-1918, Mursia, Milano, 1988
Mario Rigoni Stern, Attilio Frescura, 1915-1918: la guerra sugli altipiani: testimonianze di soldati al fronte, Neri Pozza, Milano, 2001
Leonardo Raito, Nicola Persegati, Nella modernità come fantasmi: esperienze, mitologia e memoria della Grande Guerra, Aracne, Roma, 2010


Link

http://www.itinerarigrandeguerra.it/La-Battaglia-Dell-Ortigara-Nella-Prima-Guerra-Mondiale
https://www.storiaememoriadibologna.it/altipiano-di-asiago.-la-battaglia-dellortigara-114-evento
http://www.lagrandeguerra.net/ggortigara.html


Letture

Mario Isnenghi, Giorgio Rochat, La Grande Guerra 1914-1918, Il Mulino, Bologna 2008
Gianni Pieropan, Ortigara 1917. Il sacrificio della 6ª Armata, Mursia, Milano 2011
Gianni Pieropan, Ortigara 1917. Dalla parte degli austriaci, Mursia, Milano 1988
Marco Mondini, Alpini. Parole e immagini di un mito guerriero, Laterza, Bari 2008
Volpato Paolo, Ortigara Calvario degli alpini. Guida storica ed escursionistica alla battaglia simbolo delle truppe alpine, Itinera Progetti (2^ ed.), 2009
Volpato Paolo, La verità italiana sull'Ortigara, Itinera Progetti, 2014