Tavola

Il fango di Passchendaele

Alle 03:50 del mattino del 31 luglio 1917, con l'assalto di nove divisioni britanniche all'altura di Pilckem, iniziò la battaglia di Passchendaele, definita dal generale tedesco Hermann von Kuhl «[...] il più grande martirio della prima guerra mondiale [dove] nessuna divisione riusciva a resistere più di una settimana in quell'inferno».
La battaglia, conclusasi nel novembre dello stesso anno, vide schierati i britannici da un lato e l'impero tedesco dall'altro. Le enormi perdite, confrontate con i modesti risultati ottenuti, fanno sì che la battaglia venga annoverata fra le più grandi disfatte della storia militare britannica.

Uno degli ostacoli più difficili da superare fu rappresentato dal terreno che, a causa delle forti piogge e del fuoco d'artiglieria, divenne presto un'enorme distesa di fango, dove truppe e mezzi faticavano ad avanzare. Una delle più vivide testimonianze ci giunge dal soldato semplice Charles Miles (10º battaglione Royal Fusiliers): «Era incredibile, c'era fango ovunque e l'aria puzzava di rancido, di stantio, di marcio e di morte. [...] Io ero portaordini [...] Mi capitò frequentemente di affondare nel fango e rischiare di essere risucchiato per sempre, ma non fu questa la cosa peggiore del mio lavoro: a volte, invece di sentire la melma sotto gli scarponi, mi succedeva di "galleggiare" su di essa, mentre calpestavo qualcosa di gonfio e ben più compatto. Si trattava di cadaveri, orrendamente sfigurati dalla morte per annegamento in questa palude d'inferno. Era una esperienza raccapricciante».