Tavola

Il "vagone piombato"

Quando in Russia scoppiò la rivoluzione di febbraio, Lenin (Vladimir Il'ič Ul'janov, 1870-1924) era ancora esule in Svizzera. Consapevole che il suo rientro avrebbe potuto innescare una ancor più netta opposizione alla guerra, il governo provvisorio russo – d’accordo con le potenze dell’Intesa – gli negò il passaggio per il ritorno in Russia.
Con altri ventisette esuli politici, dovette risolversi a viaggiare in treno attraverso la Germania, sapendo già che la circostanza sarebbe stata oggetto delle speculazioni dei suoi avversari politici, che lo avrebbero accusato di essere agente tedesco. A sua volta il governo tedesco, sapendo che la rivoluzione avrebbe indebolito l'esercito russo, permise a Lenin di giungere a Pietrogrado passando per il territorio tedesco. Tuttavia, per ragioni di ordine interno e temendo la propaganda dei «disfattisti», le autorità tedesche decisero di bloccare tre delle quattro entrate del vagone per impedire ogni contatto con la popolazione. Nacque così la leggenda del «vagone piombato».
Giunto a Pietrogrado il 3 aprile, Lenin tracciò le Tesi di aprile, un programma in dieci punti pubblicato il 20 aprile che sarebbe divenuto il programma politico dei Bolscevichi e che prevedeva in primis l’assegnazione di tutto il potere ai Soviet, l’immediata uscita dalla guerra e l’opposizione al governo provvisorio: era l’inizio della Rivoluzione d’ottobre.