Tavola

Gli Stati Uniti e il conflitto 

Mentre nel Vecchio Continente infuriava un conflitto che non aveva precedenti nella storia per ampiezza e intensità, gli Stati Uniti osservavano da lontano la situazione, mantenendosi in uno splendido isolamento al di là dell'Atlantico, come spettatori di una storia che non li riguardava. Si dovrà attendere l'aprile dello stesso anno perché gli americani decidano di attraversare l'oceano e partecipare attivamente alla guerra.
Nel gennaio del 1917 il generale John Pershing, designato dal presidente Woodrow Wilson, concluse una serie di operazioni militari note come “Mexican Expedition” volte a fermare le forze irregolari dei rivoluzionari messicani guidati da Francisco “Pancho” Villa. Al suo fianco vi era George Patton, tenente che incarnava in sé l'immagine di uomo rude e guerriero: cinturone da cowboy, revolver Colt S.A.A. con impugnatura in avorio e modi a tratti duri e brutali nei confronti dei sottoposti furono i suoi segni distintivi. Il suo comportamento gli valse il soprannome “Bandito”, affibbiatogli dallo stesso generale Pershing.
Dall'altro lato Pancho Villa, carismatico e imprendibile comandante dei rivoluzionari messicani e della Divisione del Nord, era affiancato da alcuni generali (tra i quali Toribio Ortega) e strinse un'alleanza con il rivoluzionario del sud Emiliano Zapata.
L'operazione militare, iniziata nel marzo 1916, rappresenta solo un breve capitolo all'interno dell'intera rivoluzione messicana (1910-1920). Peraltro l'intervento americano, pur vincente da un punto di vista tattico, si concluse in un nulla di fatto strategico, malgrado le perdite dolorose e i mezzi dispiegati. Le incursioni di Pancho Villa e i suoi uomini non furono mai completamente arrestate né il rivoluzionario messicano arrestato.