Tavola

La Beffa di Buccari

Nella notte tra il 10 e l’11 febbraio 1918 un gruppo di 3 MAS (Motoscafi Armati Siluranti) guidati da Luigi Rizzo compì un’incursione all'interno della ben protetta e difesa Baia di Buccari (in croato Bakar) sulla costa dalmata settentrionale colpendo e affondando alcune navi austro-ungariche. Gli attaccanti lanciarono in acqua tre bottiglie con all’interno un messaggio scritto dal poeta Gabriele D’Annunzio. 

«In onta alla cautissima Flotta austriaca occupata a covare senza fine dentro i porti sicuri la gloriuzza di Lissa, sono venuti col ferro e col fuoco a scuotere la prudenza nel suo più comodo rifugio i marinai d'Italia, che si ridono d'ogni sorta di reti e di sbarre, pronti sempre a osare l'inosabile. E un buon compagno, ben noto - il nemico capitale, fra tutti i nemici il nemicissimo, quello di Pola e di Cattaro - è venuto con loro a beffarsi della taglia».
Testo del messaggio lasciato da D'Annunzio nelle acque di Buccari

L’eco propagandistico dell’azione, militarmente poco significativa, fu invece molto alto. Essa è passata alla Storia con la denominazione di “Beffa di Buccari”.