L’offensiva di primavera

di Alessandro Salvador

"Con disumane sovrumane
Glorie famose da tempo, vergogne immemorabili
- E strisciare lentamente indietro, a poco a poco
Ritrovato aria fresca e pacifica in meraviglia
- Perché non parlano di compagni caduti sotto?"
Wilfred Owen, Spring Offensive

Passata alla storia come Kaiserschlacht, la battaglia per l’imperatore, l’offensiva lanciata dall’esercito tedesco nella primavera del 1918 rappresentò l’ultima occasione per il generale Ludendorff di rovesciare le sorti del conflitto.
L’idea di un’offensiva massiccia, in grado di portare alla conclusione della guerra salvando possibilmente le conquiste territoriali tedesche, cominciò ad essere valutata da Erich Ludendorff, di fatto a capo delle forze armate tedesche, a partire dall’ottobre del 1917. Alla base della decisione vi era la consapevolezza che la Germania non poteva più reggere a lungo in una guerra d’attrito e che presto gli Stati Uniti avrebbero messo in campo il loro corpo di spedizione, che si stava addestrando nel Regno Unito, e le loro risorse materiali.
Inoltre, la chiusura del fronte orientale avrebbe consentito ai tedeschi di spostare 48 divisioni ad ovest, portando il bilanciamento delle forze a favore dei tedeschi, con un totale di 191 divisioni contro le 178 del nemico.
A dispetto del nome con cui è passata alla storia, l’offensiva fu il frutto dell’iniziativa individuale di Ludendorff e proprio i suoi limiti strategici e organizzativi ne segnarono anche la sorte. 

Il cuore dell’operazione era l’offensiva denominata Michael, il cui obbiettivo era lo sfondamento delle linee nemiche sul punto di congiunzione tra le forze francesi e quelle tedesche, proseguendo poi in un’offensiva verso nord che avrebbe dovuto eliminare l’esercito britannico o costringerlo alla ritirata oltre manica. In questo modo si pensava di poter forzare i francesi ad un armistizio.
L’azione iniziò il 21 marzo del 1918 con un bombardamento di artiglieria di cinque ore che impiegò quasi diecimila pezzi d’artiglieria. In seguito furono fatti avanzare i reparti di fanteria d’assalto, le Sturmtruppen. Questi, favoriti dalla foschia mattutina, riuscirono nell’intento di infiltrarsi tra le linee nemiche e consentirono uno sfondamento su cui furono fatte affluire altre truppe.

Il successo iniziale fu travolgente: 255 chilometri quadrati furono occupati nel corso del primo giorno, il corpo di spedizione britannico subì 55.000 perdite tra morti e feriti. Tuttavia, Ludendorff si fece prendere dall’entusiasmo e nel prosieguo dell’operazione fu sempre più chiaro che non vi erano degli obbiettivi tattici e territoriali ben definiti. Convinto della sconfitta britannica, il generale rinforzò i reparti meridionali per impedire un eventuale afflusso di rinforzi francesi, ma così facendo disperse le sue forze su più fronti d’attacco. Alla fine dell’operazione, il 5 aprile, le perdite britanniche furono ingenti e 90.000 furono i soldati fatti prigionieri. Al tempo stesso, però, queste perdite non inflissero una sconfitta decisiva, i tedeschi non riuscirono nell’intento di separare del tutto i due eserciti nemici e le conquiste territoriali effettuate risultarono di scarsa importanza strategica e difficili da difendere.

La “vittoria di Pirro” del primo attacco si ripeté nel corso delle offensive successive. L’operazione Georgette, lanciata il 9 aprile, aveva come obbiettivo la cattura dello snodo ferroviario di Hazebrouck, in mano ai britannici. Anche in questo caso la rapida avanzata fu vanificata dalla mancata conquista dell'obiettivo e con il potenziale logistico britannico intatto.
A questo punto il comando tedesco optò per un attacco di diversione con l’obbiettivo di far spostare truppe francesi nelle Fiandre. L’operazione, denominata Blücher, iniziò il 27 maggio e fu coronata da un iniziale successo che, ancora una volta, convinse Ludendorff a modificare in corsa gli obbiettivi. L’attacco di diversione fu trasformato in un’offensiva su larga scala con l’iniezione di ulteriori truppe e che avanzò fino a 90 km da Parigi. In questo modo, però, i tedeschi fecero lo stesso errore che li arrestò, nella loro offensiva, quattro anni prima; l’avanzata produsse un saliente che esponeva le armate imperiali alla controffensiva dell’Intesa. 

Nel tentativo di estendere questo saliente e ricongiungerlo con quello di Amiens, Ludendorff estese quindi l’offensiva con l’operazione Gneisenau, iniziata il 9 giugno con un attacco lungo il fiume Matz. L’impeto iniziale riuscì ad aver ragione di una forte resistenza francese e americana, ma un contrattacco presso Compiègne solo due giorni dopo portò l’offensiva ad una fine prematura.
Il 15 luglio, in un ultimo tentativo, fu lanciata l’offensiva Friedensturm (offensiva di pace), che portò parte delle truppe tedesche oltre la Marna, ma espose il saliente Blücher al rischio di essere tagliato dai contrattacchi francesi. Il saliente alla fine fu evacuato e l’esaurimento fisico e materiale dell’esercito tedesco spensero definitivamente lo slancio offensivo delle forze imperiali. 

Quella che doveva essere la battaglia decisiva per la conclusione della guerra si risolse in un nulla di fatto. Numerosi fattori concorsero al fallimento della Kaiserschlacht. Le responsabilità di Ludendorff, nel non aver pianificato con attenzione gli obbiettivi tattici e territoriali e nel non aver seguito con coerenza i propri piani furono oggetto di critiche negli anni del dopoguerra. I continui cambi di obbiettivo produssero perdite considerevoli disperdendo inutilmente gli attacchi senza portare a vantaggi tangibili.
In questo contesto pesarono i limiti umani e materiali dell’esercito tedesco, rispetto ai nemici. I quasi novecentomila soldati persi dalle forze dell’Intesa furono rimpiazzati molto velocemente, anche grazie all’aiuto degli americani. Le perdite tedesche, seppure solo di poco, furono meno consistenti, ma una gran parte dei soldati persi venivano dalle truppe d’assalto, unità d’elite bene addestrate e praticamente impossibili da rimpiazzare.


Biografia

Vladimir Lenin

Vladimir Lenin (Vladimir Ilyich Ulyanov) nacque il 23 aprile (10 aprile secondo il calendario giuliano)
nel 1870 a Symbirsk. Proveniva da una famiglia clericale ricca e tradizionalista. Suo padre, di idee
liberali-conservatrici, era un ispettore scolastico del Governatorato siberiano e un grande sostenitore delle
riforme di Alessandro II. Lenin iniziò i suoi studi presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di
Kazan, ma dopo alcuni mesi di studi fu espulso dall'università per aver partecipato a una manifestazione
studentesca illegale, cosa che gli impedì di studiare in un'altra università. Durante questo periodo,
conobbe la letteratura politica, diventando un rivoluzionario radicale. Inizialmente, simpatizzò con i
nazionalisti, ma all'inizio degli anni '90 si convertì alla dottrina socialdemocratica. Nel 1891, a seguito
degli sforzi di sua madre, le autorità gli permisero di superare gli esami presso l'Università di San
Pietroburgo come esterno. A San Pietroburgo, dove si stabilì definitivamente nell'autunno del 1893,
lavorò in uno studio legale, conducendo intense attività di propaganda
. Per aver distribuito volantini nelle
fabbriche, fu arrestato e condannato a tre anni di esilio in Siberia. Qui formulò una nuova e originale
teoria della rivoluzione, che espose nel testo Che fare, pubblicato in Germania nel 1902, e completò il
libro Lo sviluppo del capitalismo in Russia. Dopo il suo ritorno, creò, con l'aiuto di Martov (Cederbaum)
e Potresov, la rivista illegale "Spark", che iniziò ad uscire alla fine del 1900. Dopo la creazione del Partito
socialdemocratico russo nel 1903, creò la propria fazione bolscevica. Dopo la sconfitta della rivoluzione
del 1905, emigrò. Dal 1913, si stabilì a Cracovia, mantenendo i contatti con il governo austriaco. Dopo lo
scoppio della guerra, fu arrestato come cittadino di uno stato nemico, ma presto rilasciato e portato nella
Svizzera neutrale, dove trascorse i successivi due anni e mezzo. Durante questo periodo scrisse due libri
L'Imperialismo, fase suprema del capitalismo e Stato e Rivoluzione, considerata la visione più lucida di
uno stato socialista.
Lo scoppio della rivoluzione di febbraio lo coglie a Zurigo. Attraverso l'ambasciata tedesca in Svizzera,
riuscì a tornare in treno attraverso la Germania fino alla costa baltica, da dove poi arrivò in Svezia e il 3
aprile raggiunse Pietrogrado
. Lenin credeva che la rivoluzione di febbraio, nonostante il rovesciamento
dello zarismo, non risolvesse il problema principale della Russia, che era la questione agraria, e non
avrebbe posto fine alla sua partecipazione alla guerra. Egli espresse queste convinzioni in un documento
consegnato agli attivisti bolscevichi il 4 aprile, che passò alla storia come le Tesi di Aprile. Dal
suo ritorno in Russia, tuttavia, divenne cruciale per Lenin la presa del potere da parte dei bolscevichi.
Dopo la sconfitta del colpo di stato nel luglio del 1917, fu costretto a lasciare la Russia, nascondendosi a
Helsinki, dove insistette per lo scoppio della rivolta il più presto possibile. Nelle lettere indirizzate agli
organi del partito bolscevico poco prima del colpo di stato di ottobre, scrisse: "Non ci possono essere
dubbi. Siamo alle soglie della rivoluzione proletaria mondiale ". Era convinto che l'acquisizione del
potere da parte del proletariato in Russia avrebbe stimolato lo scoppio della rivoluzione nell'Europa
occidentale e che ciò avrebbe garantito il potere ai bolscevichi e la transizione della Russia al socialismo.
Dopo aver assunto il potere nell'ottobre 1917, guidò il governo bolscevico (il Consiglio dei commissari
del popolo). Il 26 ottobre, il nuovo governo varò due decreti: un decreto sulla terra che consentiva ai
contadini di impadronirsi della terra senza compensazione, e un decreto di pace che chiedeva un cessate il
fuoco e una pace senza annessionie.
Nel gennaio 1918 sciolse l'Assemblea costituzionale. Durante la guerra civile condotta tra la primavera
del 1918 e la fine del 1920, ripetutamente sottolineò la necessità di usare il terrore e la violenza per
rovesciare il vecchio ordine e garantire il successo della rivoluzione. Approvò il decreto del governo del 5
settembre 1918, che mirava a eliminare i nemici del bolscevismo e le persone socialmente indesiderabili,
nonché a liquidare la borghesia come classe. Secondo lo storico americano Richard Pipes, sotto il dominio
di Lenin la Russia sovietica divenne uno stato di polizia. Durante la guerra civile, il governo bolscevico
introdusse anche un sistema economico chiamato comunismo di guerra. Fu solo all'inizio della primavera
e dell'inverno del 1921, di fronte all'enorme insoddisfazione dei contadini, che Lenin decise di introdurre
la nuova politica economica, un sistema economico misto che portò al rilancio della piccola produzione e
del commercio privato, facendo cadere le rigide restrizioni imposte alle fattorie contadine. Il
cambiamento nella politica economica non fu accompagnato dalla liberalizzazione politica. Come
affermava Zinowiew - riferendosi a Lenin - in un documento consegnato all'11° congresso del partito nel
1922: "La dittatura del proletariato è una cosa molto crudele [...] che non si può fare senza spezzare la
schiena a tutti gli oppositori di questa dittatura ..." Di conseguenza, fu liquidato quanto rimaneva
dell'opposizione e venne intensificata la repressione dei menscevichi e del Partito socialista.
Dopo la fine delle speranze per lo scoppio della rivoluzione in Europa, specialmente dopo la sconfitta
subita nella guerra russo-polacca, Lenin affrontò la questione dei movimenti di liberazione nazionale in
Asia intorno al 1922. Sulla questione delle relazioni tra la Russia e le repubbliche formate all'interno dell'ex impero russo, si oppose fermamente al concetto di Stalin di incorporare le repubbliche nella
Russia
, suggerendo che tutte le repubbliche fossero federate su una base uguale. Nel 1923, prossimo alla
morte, con l'articolo Sulla nostra rivoluzione tentò di giustificare dal punto di vista storico la sua
decisione di prendere il potere in Russia nel 1917. Morì il 21 gennaio 1924 a Mosca.


Link

https://encyclopedia.1914-1918-online.net/article/german_spring_offensives_1918
https://encyclopedia.1914-1918-online.net/article/stormtrooper
https://www.iwm.org.uk/history/voices-of-the-first-world-war-the-german-spring-offensive
https://encyclopedia.1914-1918-online.net/article/ludendorff_erich


Letture

Jörg Duppler / Gerhard Paul Groß (eds.), Kriegsende 1918. Ereignis, Wirkung, Nachwirkung, Munich, Oldenbourg, 1999
Ashley K. Ekins (ed.), 1918 year of victory. The end of the Great War and the shaping of history, Wollombi, Exisle Publishing, 2010
David T. Zabecki, The German 1918 offensives. A case study in the operational level of war, London, New York, Routledge, 2006
Ernst Jünger, Fuoco e sangue. Breve episodio di una grande battaglia, Milano, Guanda, 2016
Martin Middlebrook, The Kaiser's Battle: 21 March 1918: The First Day of the German Spring Offensive, London, Penguin, 1983